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La nascita della psicologia transpersonale

Il termine “transpersonale” applicato alla psicologia sembra sia stato utilizzato per la prima volta da Roberto Assagioli, ed in seguito da Carl Gustav Jung (con riferimento al suo concetto di inconscio collettivo), ma viene adottato definitivamente per descrivere la nuova corrente della “Psicologia Transpersonale” solo verso la fine degli anni ’60.

In quel periodo emerge una certa insoddisfazione per la struttura concettuale della psicologia allora esistente. Nasce un nuovo interesse per le esperienze mistiche, la meditazione, la saggezza antica ed aborigena, lo sciamanesimo, le filosofie orientali, la spiritualità. I nuovi metodi esperienziali di autoesplorazione, l’introduzione di sostanze psichedeliche e la loro sperimentazione portano interessanti scoperte sulla psiche umana. Si sente il bisogno di un approccio cross-culturale e onnicomprensivo che includa l’osservazione degli stati mistici, la coscienza cosmica, le esperienze psichedeliche, le peak experiences, i fenomeni di trance, le esperienze di pre-morte, la creatività, l’ispirazione e la rivelazione religiosa, artistica e scientifica. Soprattutto emerge una più intensa consapevolezza dell’importanza della dimensione spirituale.

La leggenda narra di un gruppo di studiosi ritrovatosi in California nel 1967, tra cui Abraham Maslow e Stanislav Grof, che nel condividere le proprie conoscenze ed esperienze, cercò un nome per questo nuovo approccio identificandolo appunto nella “Psicologia Transpersonale” ovvero una psicologia che contempla anche ciò che trascende, che va oltre la persona, andando a coprire aspetti più ampi dell’umanità, della vita, della psiche, del cosmo, della creatività, della spiritualità, dello sviluppo umano al di là dei limiti convenzionali.

Per il Journal of Transpersonal Psychology, la psicologia transpersonale “riguarda lo studio della più alta potenzialità dell’umanità e il riconoscimento, comprensione e realizzazione degli stati di coscienza unitivi, spirituali e trascendenti”.

"I fenomeni mistici, religiosi, trascendentali, vengono, in questo ambito, considerati e studiati dunque come la parte necessaria, o addirittura migliore, dell’esperienza umana".

Più specificamente, le esperienze transpersonali comportano il trascendimento dei nostri confini abituali (il nostro corpo e il nostro Ego) e dei limiti di spazio tridimensionale e tempo lineare che limitano la nostra percezione del mondo nello stato ordinario di coscienza. Si tratta quindi di esperienze catalizzate da uno stato non-ordinario, espanso di coscienza, o - per utilizzare la definizione di Grof - uno stato “olotropico” di coscienza (dal greco holòs, tutto e trèpein, muoversi in direzione di qualcosa) ovvero orientato verso la completezza, sottendendo il fatto che nel nostro stato di coscienza ordinario ci identifichiamo soltanto con una piccola parte di chi siamo realmente, e che non sperimentiamo l’interezza del nostro essere, la nostra identità cosmica. Più precisamente, negli stati olotropici disponiamo di una più vasta capacità percettiva rispetto agli stati ordinari di coscienza, usiamo pienamente le nostre possibilità esperienziali, tale che possiamo fare esperienza di tutto ciò che è in noi e nell’Universo. Gli stati olotropici si distinguono dunque, sotto questo aspetto, dagli altri stati non ordinari di coscienza, per il loro potenziale trasformativo ed evolutivo.


LIBRI:

P. L. Lattuada “Oltre la mente. Teoria e pratica della psicologia transpersonale” – Franco Angeli Edizioni R. Assagioli "Lo sviluppo transpersonale" - Astrolabio Edizioni P. Grosso e L. Girelli “Schiudere soglie” – Colibrì Edizioni S. Grof “Psicologia del futuro. Sviluppi della moderna ricerca sulla coscienza” – Spazio Interiore Edizioni.

S. Grof "The Way of the Psychonaut. Encyclopedia for inner journeys" Vol. I e II - MAPS Edizioni

P. Ferrucci “Esperienze delle vette. Creatività, estasi, illuminazione: le nuove frontiere della psicologia transpersonale” – Astrolabio Edizioni

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