"La gente non ascolta, aspetta solo il suo turno per parlare".
Mi sono imbattuta in questa frase di Chuch Palahniuk - autore, tra gli altri, del libro "Fight Club", una vera perla - e mi sono detta: "quanto è vero".
Io per prima, nella mia vita quotidiana, mi rendo conto di comportarmi spesso in questo modo: mentre gli altri parlano, penso a quello che dirò subito dopo.
Ho imparato ad ascoltare dapprima con l'arrivo delle mie figlie, e poi - in modo più consapevole - con il percorso di counseling che ho svolto.
L'ascolto attivo è, infatti, la prima e principale tecnica che il counselor utilizza nel colloquio di aiuto. In questo spazio, il counselor si pone come un campo vuoto e ricettivo, totalmente presente, disponibile e attivamente in ascolto rispetto a ciò che la persona porta. E’ un tipo di ascolto che non prevede interruzioni inopportune e, in particolare, non prevede valutazioni, interpretazioni, soluzioni, consigli o indagini da parte del counselor.
Queste attività interferiscono, infatti, con la qualità del campo e con il processo di autoesplorazione dell'individuo, il quale può sentirsi giudicato, mal interpretato o sviato verso altri argomenti. Il counselor gestisce inoltre sapientemente anche i silenzi della persona che sono una fondamentale forma di comunicazione, perché spesso è proprio consentendo all'altro di stare nel suo processo in silenzio che può scaturire una nuova comprensione.
Il counselor si comporta da testimone di quello che l'individuo sta elaborando, lo accompagna, stimola la sua consapevolezza, porta la persona a dirsi le cose, a trovare le proprie soluzioni.
Il suo atteggiamento consiste in un “lasciare che” piuttosto che in un “cercare di” far accadere qualcosa, rispettando i tempi dell'altro, stando in silenzio e anche accettando che non succeda nulla. Lo psicanalista James Hillman afferma in proposito che “quando noi cerchiamo, impediamo” ed è proprio questa assenza di sforzo e di tensione verso un obiettivo che crea l’atmosfera adeguata affinchè ciò che deve emergere, per quanto incredibile o incomprensibile sul piano razionale, emerga.
Nel rapporto di counseling la sofferenza più grande che la persona può sentire è quella di non essere capita, che è in realtà un bisogno fondamentale di tutti gli esseri umani, in qualsiasi relazione si trovino. Il counselor può in effetti anche non capire - a livello strettamente logico - quanto la persona sta esponendo, ma con il suo atteggiamento di ascolto gli offre comunque l’esperienza di essere accolto senza giudizio e questo attiva di per sé la trasformazione positiva.
LIBRI:
C. R. Rogers "Terapia centrata sul cliente" - Giunti Ed.
C. R. Rogers “Psicoterapia di consultazione. Nuove idee nella pratica clinica e sociale” – Astrolabio Ed.
J. Hillman “La ricerca interiore. Psicologia e religione” – Moretti e Vitali Ed.
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